|               Palazzo 
              'Salvadori', la facciata in mattoni e pietra serena 
               "Un 
              importante palazzo del Cinquecento nascosto e mimetizzato nella 
              via centrale IV Novembre che conduce alla ex porta di Ser Ridolfo 
              e palazzo Grifoni, all'altezzo dell'attuale Caffè Centrale. 
              Ricercata dimora magnatizia con la facciata e cinque assi finestre 
              e un lotto che si sviluppa in profondità rispetto all'asse 
              stradale. La fronte interamente in mattoni 'facciavista' riprende, 
              come per il palazzo di Ugolino Grifoni, la scuola del cotto del 
              Valdarno Inferiore e costituisce il 'palazzo gemello' attribuito 
              allo stesso Giuliano Baglioni della Bottega di Architetti intagliatori 
              fiorentini. Ospita all'interno un bel cortile rinascimentale con 
              colonne doriche in pietra serena, mai visitato dai Sanminiatesi. 
              La facciata ha un impaginato geometrico perfettamente inscrivibile 
              in un quadrato che prosegue e consolida la grammatica dei palazzi rinascimentali dispiegata dalla scuola 
              fiorentina sin dai primi del Quattrocento con il palazzo di Niccolò 
              da Uzzano. Il prospetto è caratterizzato da una bicromia 
              tipica dello stesso palazzo Grifoni: laterizio e pietra serena. 
              Presenta una facciata tripartita scandita da cornici marcapiano 
              e finestre centinate con un ghiera geometricamente bugnata. Nella 
              parte sommitale una grande altana scandita di un portico di colonne 
              doriche dal quale si gode una vista invidiabile del centro della 
              città." (Lbc) 
 
 "Tra 
              tutti i palazzi rinascimentali di S. Miniato il solo palazzo Grifoni 
              sembra essere stato edificato ex novo, in parte sull'area di due 
              case trecentesche, in parte sul terreno occupato dall mura del forte 
              di ser Ridolfo. Con la demolizione oltre al perimetro difensivo 
              si veniva ad interrompere il vecchio camminamento, addossato al 
              forte nel suo tracciato rettangolo concluso di fronte alla porta. 
              Anche l'esame delle strutture interne ed esterne, la distribuzione 
              degli spazi sia planimetrica che in alzato, escludono che nel palazzo 
              siano state utilizzate delle case preeeistenti. Nel palazzo Formichini, 
              ora Cassa di Risparmio, sono state invece certamente utilizzate 
              le strutture delle case medievali, le cui tracce riaffiorano sia 
              nell'irregolare planimetria che in certi tratti del paramento murario 
              prospicente a valle. Il palazzo Piccolo (già Franchini, 
              poi Sanminiati e Pazzi e indicato nelle schede degli edilizi monumentali 
              di San Miniato del 1897 come Salvadori) rivela nelle proporzioni 
              della planimetria l'adeguamento ad una cellula della tipica e frazionata 
              suddivisione fondiaria medievale."  "A Giuliano, chiamato da 
              Mons. Ugolino Grifoni segretario di Cosimo de' Medici e gran Maestro 
              dei Cavalieri dell'Altopascio, fu affidata, nel 1525, la costruzione 
              di palazzo Grifoni (anche questo di proprietà, oggi della 
              Cassa di Risparmio) e, su commissione di Messer Niccolò 
              Ruffoli, quella dell'omonimo palazzo, in via IV novembre (attualmente 
              proprietà Piccolo); a Filippo (di Baccio d'Agnolo), 
              da parte dei Bonaparte, come detto, quella del loro palazzo che 
              poi per successione, pervenne ai Morali, quindi ai Conti Ceuli di 
              Pisa, ai Bertacchi di Livorno e successivamente, per compra vendita, 
              ai Formichini ed infine alla cassa di Risparmio nel 1953. La Cassa, 
              nella sistemazione e nell'adattamento del palazzo (che subito seguirono 
              per rendere lo stesso ideoneo alle nuove esigenze), ne rispettò 
              con cura l'originalità. La parte anteriore non ha subito 
              trasformazioni ma solo consolidamentio e restauri, quella posteriore 
              (lato sud) ebbe alcune modifiche, sia per la nuova funzionalità 
              che per il consolidamento di tutto insieme." 
 "Del 
              resto i Franchini erano accasati nel terziere di Fuor di porta fin 
              dal 1318, probabilmente in una casa della stessa area. Il palazzetto 
              del Campana, o Roffia, divenuto poi sede della Misericordia, è 
              stato ricostruito nel XVI secolo sull'area ove "quei Roffia" 
              erano accasati fino dal 1318. Sono ancora individuabili in planimetria 
              gli spessi muraglioni divisori dei lotti medievali. Il palazzo Buonaparte, 
              poi del Tribunale ed ora Rosati, una delle più belle costruzioni 
              del XVI secolo in San Miniato, fu costruito sull'area dove nel 1396 
              vennero demolite ed incendiate le case dei Mangiadori vicine alla 
              vecchia residenza in cui la famiglia Buonaparte era insediata fino 
              dal 1318 e di cui sono ancora visibili le strutture. Questa sere 
              di costruzioni del XVI secolo non attesta dunque una qualche modifica 
              del contesto urbanistico che restava inalterato nel suo schema planimetrico 
              con la solo eccezzion del palazzo di Ugolino Grifoni." Cristiani 
              Testi M.L., 
              "San Miniato al Tedesco : Saggio di storia urbanistica e architettonica, 
              Firenze 1967 
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